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Morrigan, la tre volti.

Morrigan, la tre volti.

 

Del vasto e capiente crogiolo del pantheon celtico, Morrigan è sicuramente una delle più complesse divinità.

Incarnando in sé tre aspetti della battaglia è anche l’incarnazione della stessa Luna con le sue fasi, per questo a lei sono associati tre volti con tre nomi diversi:

  • Macha: una veste rossa del sangue per lei versato sui campi di battaglia, leggenda narra che spesso partecipi alle battaglie schierata dalla parte dei prediletti  sguainando la spada e mozzando teste che ama collezionare. Più sovente a lei sono collegati quei corvi che appollaiati nelle vicinanze di dove la battaglia infuria attendono l’ammucchiarsi di cadaveri dilaniati di cui poi si ciberanno.

  • Badb: è associata alla morte, in forma di corvo, di lamento funebre o anche di donna con lo sguardo appesantito da immensa tristezza per le perdite subite che lava i panni in riva al fiume. In qualunque caso la sua vista provoca terrore nelle viscere di colui che guarda in faccia il proprio destino

  • Nèmain: la più misteriosa ed elusiva delle tre, colei che tramite i suoi canti raccoglieva le anime dei defunti per scortarli infine alla loro eterna dimora. Sono di nuovo i corvi a richiamarla col loro gracchiare su distese di cadaveri mutilati.

Come acquarelli le cui tonalità sfumano l’una nell’altra senza un confine netto è facile che i volti si intercambino ed i nomi sovrappongono ma ciò non toglie il timore riverenziale verso colei che è ritenuta la “ Grande Regina” ma non è a caso che un popolo dedito alla battaglia come i cinghiali di Cruthne, i valorosi Pitti, abbiano eletto Lei come favorita fra le divinità e non è nemmeno un caso che le palizzate della capitale siano adorne di teste mozzate ai nemici come era regola per “ i pennoni di Macha” ricavati infilzando teste sulle lance acuminate dell’esercito dei “Tuatha dei Dannaan” – i figli della Dea.

“Terribilmente temuta dunque, eppure tenuta nel massimo rispetto la Morrigan impiegava la sua forza sovrumana per volgere le sorti della battaglia in favore dei suoi protetti.”

Dea della guerra della battaglia ma anche della vita e della sensualità poiché passione regna in tutte le forme e bisogna ricordare che nella cultura celtica ogni forma di energia aveva un opposto a controbilanciarla e completarla al tempo stesso, appariva secondo gli occhi di guardava: capace d’esser bellissima fanciulla dagli occhi neri come la pece, sinuosa e dai crini rossi o una brutta megera  dal naso acquilino, gli occhi infossati ed i capelli neri come le piume di corvo, suo animale totemico.

Seppur la natura di questa divinità sia tanto complessa e rischi d’esser confusa con altre divinità secondarie che nacquero successivamente si può concludere col definire la Morrigu una delle più complete, autoritarie, degne di devozione, divinità celtiche, amante del sangue, dei cadaveri delle note macabre dei tamburi di guerra ed allo stesso tempo pregna di vita nei suoi desideri, amori e passioni di morte.

 

 

 

A cusa di Muirgen

 

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